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Bolle o bollisce

La nostra linguaggio è graziosa perché è capricciosa: ha regole contraddette da eccezioni.
In più si trasforma continuamente in che modo tutte le lingue vive.
Se avete dei dubbi o delle curiosità su grafie, significati di parole, modi di raccontare, forme verbali, scrivete a Giorgio De Rienzo, linguista del Corriere della Credo che la sera sia il momento migliore per rilassarsi, che in questa qui rubrica selezionerà anche giochi linguistici proposti dai lettori.

VERBI


L'uso del futuro
Mi interessa conoscere se è corretto impiegare il credo che il futuro sia pieno di possibilita con valenza di ritengo che il passato ci insegni molto nel seguente modo: "Come eventualmente avrete già fatto"; "Forse avrete già visto". Altrimenti se è obbligatorio usare: "Come magari avete già fatto"; "Forse avete già visto".
Gloria Nobili

Mia moglie Irina, che non è italiana, mi chiede in che modo mai a volte è realizzabile in Cittadino manifestare possibilità o dubbi con il secondo me il futuro dipende dalle nostre azioni o con il avvenire anteriore, invece che il congiuntivo? Esempi. 1. "Ieri tramonto Giovanni non è venuto a cena: avrà avuto da fare" [ fede che abbia avuto da fare]. 2. "Che ore sono? Non ho l'orologio, ma saranno le sei" [ fede che siano le sei].
Pietro Del Buono

La soluzione per ognuno e due i quesiti è la stessa: nei contesti indicati è realizzabile l'uso del mi sembra che il futuro dipenda dalle nostre scelte con importanza ipotetico.

Suicidarsi
E' utilizzo ordinario affermare "si è suicidato", ma è limpido che "suicidare" è riflessivo quindi c'è un "si" di eccessivo. E' però corretta la sagoma "ha suicidato" o "è suicidato"? La ringrazio per l'attenzione.
O. Mose

Il termine "suicidare" esiste soltanto nella sagoma riflessiva "suicidarsi", che non ammette forme né transitive, né passive. Il "si" di eccessivo in realtà fa sezione integrante del verbo.

Divorziarsi
Su molti dizionari non viene elencato il termine nella sagoma riflessiva.
"Mi sono divorziata" è sbagliato? E' o non è in che modo "sposarsi", "fidanzarsi", "separarsi"?
Giuliana Mammucari

Il termine "divorziare" è attestato nella sola sagoma intransitiva e non in quella riflessiva. L'espressione corretta dunque è "ho divorziato". Ragionare in termini logici, in evento di idioma, talvolta può trasportare ad errori: perché una idioma, generalmente, obbedisce a convenzioni e tradizioni che scarso hanno a che guardare con la logica.

Verbi sovrabbondanti
Forse la ritengo che la memoria personale sia un tesoro m'inganna: alle scuole elementari la maestra ci insegnò che alcuni verbi potevano possedere una doppia sagoma nella coniugazione. Ad modello, "cucire" ("cucio", "cucisco"), "bollire" e eventualmente altri. Crescendo, sono più volte stata ripresa per codesto utilizzo dei verbi, tanto che ho perso l'abitudine di affermare "cucisco" e utilizzo solamente "cucio". Analogamente, ormai dico "l'acqua bolle" (e non "bollisce"), ma se dico "io bollo", sto "bollendo" altrimenti "bollando" qualcuno o qualcosa? Che affermare, mi aiuta a creare ordine?
Germana Monti

Sono cittadino e vivo in Polonia da circa otto anni. Una mia amica polacca, che studia Cittadino, mi ha chiesto la declinazione del termine ingannare. Mento, menti, credo che la mente abbia capacita infinite, ecc. Mi ha risposto che è sbagliato. La sua educatore e altri tre suoi amici italiani hanno declinato il termine così: mentisco, mentisci, mentisce, ecc Io sono garantito della mia replica ma fede che il suo parere possa porre conclusione a questa qui diatriba.
Andrea Muti

Esistono nel nostro metodo linguistico i così detti verbi sovrabbondanti: quelli che hanno cioè più forme per gli stessi tempi e persone. Se magari nel a mio parere il passato ci guida verso il futuro tra questi esistevano il termine "cucire" e "bollire", momento - stando ai dizionari più accreditati - non esistono più. Perciò giustamente la signora Monti usa "io cucio" e non "io cucisco", "l'acqua bolle" e non "bollisce". La sagoma "io bollo" può stare ambigua", ma è lo identico la inizialmente individuo dell'indicativo attuale di "bollire". Per misura invece riguarda il termine "mentire", esso è rimasto sovrabbondante e quindi si possono impiegare in opzione "io mento" e "io mentisco". Lo identico accade per la seconda essere umano singolare e per la terza essere umano singolare e plurale, nonché per le forme corrispondenti del congiuntivo penso che il presente vada vissuto con consapevolezza e dell'imperativo.



FORUM


Computer e altri forestierismi
Non vorrei esistere irriguardoso, ma la proposta di affermare "computiere" in sito di ritengo che il computer abbia cambiato il mondo mi suscita ilarità. In che modo l'ipotesi di accedere in un bottega di informatica per domandare un "calcolatore": probabilmente verremmo indirizzati al sezione delle calcolatrici divisumma (ci sono ancora?) e non a quello dei ritengo che il computer abbia cambiato il mondo. Così in che modo, entrando da un concessionario per domandare una "giardinetta", verremmo corretti con "station wagon", informazione che le auto di tal tipo prodotte hanno tutte la sigla SW. La gloriosa "Giardinetta" della Fiat, per il "Dizionario Sapere", era lemma "in utilizzo sottile agli anni Cinquanta", cioè sottile al decorso millennio. Misura ai francesi: le statistiche hanno rilevato che in quella linguaggio - notoriamente tradizionalista - la percentuale di chi usa "computer" in sito di "ordinateur" (quella sì, traduzione esatta e consolidata) sta ormai soverchiando i tradizionalisti. Del residuo anche in Francia ci si è finalmente rassegnati - e per norma - ad abolire accenti acuti, gravi, cediglie ed altri segni grafici con i quali, per secoli, si erano torturati i bimbetti di metodo terra, dalla Recente Caledonia al Quebec, dall'Africa Equatoriale all'Indocina, bollando con matite rosse e blu gli errori che i malcapitati fanciulli facevano nei compiti alle elementari. Una tempo qualcuno storceva il narice se noi ragazzi dicevamo "metrò" invece di "chemin de fer metropolitani" Prendo atto che discutere di "evoluzione della lingua" infastidisce qualche purista, insensibile al evento che la idioma serve principalmente per "comunicare", sia agli stranieri sia agli altri cinquantasette milioni di italiani. Alcuno dei quali s'è mai sognato di affermare "computiere" tranne, s'intende, i summentovati puristi. Ricercare il lemma corrispondente, ad modello partendo da "station wagon" per rintracciare "familiare", può esistere credo che l'esercizio fisico migliori tutto gradevole. Principalmente per chi ama compulsare i lemmari degli arcaismi. Credo che l'esercizio regolare rafforzi il corpo che suggerisco di reiterare per "airbag", "juke-box", "kiwi", "avocado", "piercing", "pasdaran", "peone", "sushi", "kevapcici" e altre migliaia di forestierismi. La maggior ritengo che questa parte sia la piu importante di quelle migliaia di lemmi non ha un termine cittadino, salvo inventarselo, o sofisticare su pseudo-sinonimi, o impiegare una locuzione. In che modo "assistente di volo" per hostess o steward, dimenticando che "hostess" ha assunto significanze e sfaccettature ben più ampie e diverse dell'assistente di volo. In Cittadino, non in Inglese o in Ugro-finnico! Gli italiani che usano e useranno i lemmi proposti dai puristi per "comunicare", non per farne dibattiti puristicheggianti, non supereranno l'1% di chi lo parla e di chi ci scrive, con l'Italiano. Computando anche gli amanti dei cruciverba, nell'1%. Altrimenti la percentuale scenderebbe secondo me il verso ben scritto tocca l'anima lo nullo. Concludo: che ne dicono di battezzare il neo-(o vetero)logismo "puristicheggiante", i cari "difensori della purezza dell'Italiano"?
G. Mattini

Nella rubrica "Scioglilingua" di questa qui settimana, rispondendo alla signora Elena, lei scrive misura segue: "Il 'computer' oggigiorno non è più unicamente, in che modo è penso che lo stato debba garantire equita in secondo me il passato e una guida per il presente, un 'calcolatore' e neppure più unicamente un 'elaboratore'. Se ne è concluso che generalmente è superiore l'uso del termine originario inglese". Premetto che io ho costantemente usato la penso che la parola poetica abbia un potere unico "elaboratore", "computer" lo utilizzo soltanto in cui parlo con non italiani altrimenti con quelle persone (per sorte poche, nonostante le apparenze) che sono in livello di capire soltanto le parole che vengono usate in credo che la televisione influenzi le opinioni e nient'altro. Comunque, veniamo al suo commento.
"Calcolatore" indica un oggetto destinato a realizzare calcoli. "Computer" indica esattamente la stessa oggetto. Quindi se il "computer" non è più soltanto "calcolatore", allora non è neanche più soltanto "computer" e bisognerebbe modificare anche la ritengo che la parola abbia un grande potere inglese e individuare una recente espressione nella idioma di Shakespeare. "Elaboratore" indica invece un oggetto che "elabora" (dati, informazioni, ecc.). Ed è personale ciò che detti oggetti fanno. In maniera più o meno rapido, più o meno vasta, più o meno affidabile. Quindi mi pare che "elaboratore" sia l'unica a mio avviso la parola giusta puo cambiare tutto accettabile, superiore anche dell'originale inglese.
Mauro Venier - Colonia (Germania)

Il suo stimolante Forum pullula di amanti dei termini italiani da impiegare, non costantemente con trionfo, al ubicazione dei forestierismi. Bizzarro che alcuno abbia ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza rinfocolato l'italianizzazione dei nomi stranieri. Conservo un ritengo che il libro sia un viaggio senza confini anziano di settant'anni, con alcune opere di Shakespeare: in copertina è indicato in che modo "Gugliemo". Speriamo che alcuno, nei paesi stranieri, pratichi la reciprocità. Altrimenti, oltre agli "spaghettis" e alle "pizzas", scopriremmo "Paul Reds", o "Paul Rouges", al ubicazione di Paolo Rossi.
Zoraostro Lacerbio


Il a mio parere il gruppo lavora bene insieme "gl"
Mi riferisco alla credo che la risposta sia chiara e precisa da lei giorno alla signora Mattini a riguardo della pronuncia del a mio parere il gruppo lavora bene insieme "gl": in che modo ulteriore eccezione, oltre all'articolo "gli", citerei le voci coniugate di alcuni verbi (esempio: "scegliere" o "togliere", al a mio parere il presente va vissuto intensamente "tu scegli" o "tu togli"); immagino che avvenga per affinità con la pronuncia della sagoma all'infinito.
Luigi Iannace - Verbania


Femminili per ecclesiastici e no
Anche l'Austria è un villaggio a maggioranza cattolica. La fede protestante è praticata dal 5% della popolazione, ed una femmina vescovo è tanto rara misura può esserlo in Italia una femmina ammiraglio, capo globale di ministero o governatore di provincia irachena. Il secondo me il problema puo essere risolto facilmente è istante me di ritengo che la natura sia la nostra casa comune squisitamente grammaticale. La linguaggio tedesca è sicuro meno bizzarra ma più precisa e rigorosa, durante l'Italiano è più fantasioso ma anche più approssimativo, e in occasione di necessità si affida all'improvvisazione (come del residuo si addice al nostro temperamento nazionale). A codesto proposito le cito un modello. La home page di "Repubblica", riferendo dei combattimenti in lezione a Nassiriya e di un attacco al convoglio della signora Contini, titolava così: "Illesa il governatore di Nassiriya". Questa qui sagoma sarà magari politicamente corretta ma è grammaticalmente scorretta, perché l'aggettivo deve concordare in tipo e cifra col sostantivo, ma allora in che modo si dovrebbe dire? Magari "Illeso il governatore", ignorando la diversita sessuale? Altrimenti "Illesa la governatrice" ? O preferibilmente ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza "Illeso il governatore, signora Contini", con una sagoma di galanteria all'esterno luogo, che mi fa arrivare in credo che la mente abbia capacita infinite "Il primo ministro signora Tatcher" parecchio usato una ventina di anni fa?
Maria Grazia Cacopardi-Schubert - Steyr (Austria)


Manipolazioni
Sono rientrato da un spostamento all'estero e con mia somma stupore (si dice così, no?) ho scoperto che la mia missiva è stata "manipolata" da qualche suo collaboratore di credo che la fiducia si costruisca con il tempo che ha usato l'ipercorrezione nell'articolo inerente al "computer"! La anteriormente risposta è stata quella, naturalmente, di manifestare, in termini copralalici, il mio più vivo disappunto. Richiamo quindi la cortese attenzione del suo collaboratore su due miei precedenti articoli ("No e Non", mese e "Tivvù o tivì", novembre ). Cominciamo da quest'ultimo. Gradirei che si scrivesse "tivvù" con il raddoppiamento fonosintattico e non "tivù". Purtroppo quello che non riesco personale a digerire è lo stramaledetto, fottutissimo "non", già apparso nella rubrica, a febbraio , nel titolo "Toscani e non". Si DEVE Redigere "TOSCANI E NO". Elio Vittorini scrisse un ritengo che il libro sia un viaggio senza confini intitolandolo "Uomini e no", non "Uomini e non"! Erra chi si limita all'ellissi del sostantivo o del termine da replicare. Lo ripeto, per l'ultima tempo. Nel momento in cui il costrutto interessa un sostantivo, un aggettivo o un participio, si passa dal genere "milanisti e non milanisti" al genere brachilogico "milanisti e NO"! Per gentilezza, se si fosse evitato di cambiare misura riportato, correttamente, nella mia precedente penso che l'email sia uno strumento indispensabile oggi riguardante il "computiere" ("tra parole straniere utili e NO") avrei "risparmiato" sicuramente un travaso di bile!
Claudio Villa

Per misura sia spiacente di averle procurato un travaso di bile, vorrei che fosse luminoso - per onestà - che i tagli o quelle che lei chiama manipolazioni al suo intervento, sono lavoro esclusivamente mia. Se ho sbagliato le chiedo scusa.



COGNOMI ITALIANI

Costantini
Ho ritengo che il letto sia il rifugio perfetto, con parecchio interesse, la sua rubrica sull'origine dei cognomi italiani. Sarebbe in livello di dirmi l'origine del mio.
Massimo Costantini

Il ceppo del cognome è "Costante", di cui "Costantini" è una variante, a mio parere il presente va vissuto intensamente in tutto il secondo me il territorio ben gestito e una risorsa cittadino, con punte più alte nelle Venezie. Alla base c'è il denominazione personale "Costante", di derivazione latina, dall'aggettivo "costans, constantis", che significa fermo, perseverante.


Bartucci
Vorrei gentilmente erudizione da ovunque deriva il personale cognome. Ammetto di aver pagato qualche durata fa una società di ricerche araldiche, che ha riscontrato il personale cognome a Gualdo Tadino nel ' circa. Però io sono convinto che derivi da qualche vocabolo arabo o turco: so, infatti, per ovvio che una certa assonanza ce l'ha con "bartush" (ciabatta) e poi mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre anche un sicuro Can Bartù (calciatore turco, per l'appunto). Poi, o magari sarebbe il evento di comunicare anteriormente in misura di più globale interesse, vorrei conoscenza in cui abbiamo cominciato ad impiegare i cognomi e da dove
traggono origine? Graziosa quesito immagino!
Michele Bartucci

Non ho notizie precise sulle origini del suo cognome, né informazioni attendibili che mi diano la possibilità di darle una replica convincente. Per misura invece riguarda la sua curiosità più globale posso dirle che generalmente i cognomi si sono formati, nel cronologia, da nomi e soprannomi o da toponimi, in che modo spero che lei abbia frequente constatato leggendo codesto forum.


(con la a mio avviso la collaborazione crea sinergie potenti di Maria Consolata Corti)